lunedì 28 gennaio 2008

icone


chi l'ha vista?


traditore!


professionista del distinguo


meglio tardi che mai


innocenti e buonissimi


su richiesta di Ranafatata.


su richiesta di Matilde61

l'esploratore (inviato da napolitano)

presi-dente Napolitano (su richiesta di Notimetolose)






   lo sputo più veloce del west


talking grasshooper (richiesto da sherazade)


la granita (richiesta da Amoilmare e Matilde)
foto prelevata da questo blog: NinoLand

attendo suggerimenti per altre icone.

venerdì 25 gennaio 2008

liquido, come le lacrime







Non avevo mai visto un i-phone. Non avevo mai visto un americano piangere, a pochi centimetri da me. Eppure non riuscivo a distogliere lo sguardo dallo schermo flottante su cui si muovevano le immagini dei figli e della moglie.
Antefatto:
due sere fa un uomo alto, con una chitarra e zaino ha bussato alla porta del b&b gestito dalla med-moglie. Ha chiesto informazioni su un ostello, o una camera a poco prezzo. Pioveva, parlava solo inglese e la med-moglie l’ha fatto entrare. Poi mi ha chiamato “che faccio? Può spendere solo xx euro a notte e vuole restare una settimana”. “dagli la camera, sarà la tua buona azione di gennaio” le ho risposto io. L’indomani, l’americano, dal cognome apparentemente italiano, ha raccontato che i suoi avi erano arrivati in america ai primi del 1800, e che dopo un paio di generazioni, per motivi incomprensibili, il suo cognome era stato modificato, eufonizzato, come spesso succedeva con i cognomi degli emigranti.
Fatto:
la med-moglie, presa da curiosità, nel suo inglese ruspante, ha cominciato a fare domande all’americano, forse anche per via del fatto che è appassionata di quel famigerato programma condotto su rai tre da una giornalista che le somiglia. La differenza sta nel fatto che la giornalista ha ancora un neo sul musetto, la med-moglie se lo fece togliere qualche anno fa. Si è ricordata che conosceva un medico con quel cognome, ha cercato sull’elenco telefonico altri con quello stesso cognome. Un paio abitavano proprio vicino casa. Li ha chiamati. “si sapevamo che un nostro antenato era andato in america, ma non sappiamo nulla di lui né dei suoi discendenti”, ha detto un ragazzo alla med-moglie che gli aveva telefonato. Poi questo ragazzo ha richiamato. “ci organizzi un appuntamento, che veniamo a vederlo”. E così ieri, con il supporto mio e del med-figlio, che quattro parole di inglese le mastichiamo, abbiamo organizzato al b&b questo incontro.
 La somiglianza c’è, con uno dei due anziani e con uno dei ragazzi, è l’urlo del dna, puoi metterci un oceano e quasi due secoli, ma le sequenze di basi che si ricombinano in organismi diversi non perdono la memoria. Si assomigliano, ho pensato.
 L’americano tremava, me ne sono accorto, ha fatto alcune domande, mediate dal med-figlio, che io ero troppo assorto ad osservarli. Poi uno degli anziani ha spiegato sul tavolo un foglio A3 su cui era tracciato un albero genealogico il cui capostipite era il padre di quello che era andato in america senza più dare sue notizie. Il med-figlio ha spiegato all’americano come funzionava quell’albero genealogico. E quando è arrivato al nome dell’antenato, l’americano si è messo a piangere.
Sono rimasto solo io e mia sorella in america, di tutti gli zii e le zie che portavano il nostro cognome non c’è più nessuno, e il nostro cognome sarà portato avanti in america dai miei due figli maschi.
E ha tirato fuori l’i-phone, sul cui schermo enorme la foto si muoveva in maniera liquida, come le sue lacrime. La realtà certe volte è talmente pazzesca che tentare di raccontarla ne diminuisce l’emozione. Tornando a casa, mentre quella vigliacca dell’autoradio mandava Elephant di Damien Rice ho pensato che non era stato soltanto il caso a fare bussare Richard Adoxxxx alla porta del b&b, l’altra sera, mentre pioveva.

lunedì 21 gennaio 2008

l'invasione degli ultracorpi




Questa sera una invasione di ultracorpi al tg1 delle venti: Bagnasco, Ruini, Tettamanzi e l'ineffabile PapaRazzinger. Che a me non me lo leva nessuno dalla testa che l'ineffabile ha telefonato a Mastella e gli ha detto "carro Clementeh, togli l'appoggio, togli l'appoggio". Come dice qualcuno che conosco bene, e in riferimento ai fatti (imbecilli, imbecilli) della Sapienza, "la vendetta è il miglior perdono".
Adieu. tempi grigi ci aspettano

mercoledì 16 gennaio 2008

imparare un nuovo sport


Questo il mio obiettivo per quest'anno. Imparare a nuotare nella merda. Quale stile preferire? Direi che dorso può andare bene, magari anche lo stile canuzzo (trad: cagnolino, che ormai solo annaspare si può).


Pensionare gli anziani. Cosa poteva accadere mettendo insieme un anziano rettore, che solo a vederlo fa tenerezza, un anziano paparazzinger, che solo a vederlo mette i brividi, degli anziani professori che preparano la pietra e poi la mettono in mano a studenti pappagalli e trombette? Bisogna sapere nuotare, nella merda appunto. Ora io dico: se in democrazia la mia libertà finisce dove comincia la tua, basta che non metti il piedino dove non devi metterlo, ed in ogni caso, discutiamone! Il rettoresauro ha fatto la sua minchiata stagionale (ma come cazzo ti viene in testa di invitare il papa...ma invita un tronista, una ballerina scosciata, un giornalista d'assalto, uno a cui dare una laurea ad honorem, che sono tutti lì che aspettano), e quando dico che l'università dovrebbe essere svecchiata, è anche a causa di questi comportamenti. Poi, inutile lamentarsi di baroni e baronie. Poi, quei bravi professori che nascosti dentro l'armadietto hanno brontolato "il paparazzinger è oscurantista, perchè una volta, nel 1986, ha citato un filosofo oscurantista, e forse è contro Galileo": dico io, ma bravi professori, perchè invece di dire le cose chiusi dentro l'armadietto non convocavate una bella conferenza stampa, così vi vedevano tutti in faccia? Noooo, la pietra si tira e poi si nasconde la mano. Anzi, meglio, preparo la molotov e poi te la passo, tirala tu, vediamo l'effetto che fa. Ovviamente tutte le subrettine dell'arco costituzionale, impegnate a giocare a scacchi sulla riforma spaziale elettorale hanno dovuto dire la propria, e vai con la valanga dei distinguo, con la diga franata del liberticidio, e i professori sono comunisti, no sono fascisti, no sono antidemocratici, no sono solo dei topi da laboratorio che non conoscono il mondo esterno, Ahhh, se vieni nella mia stanza ti mangia il lupoooo. Ahhh se viene paparazzinger ti mangia, ti rovina a vita, dirà delle cose terribili e abolirà il diciotto politico. Caro studente dei collettivi, ti sei fatto strumentalizzare. Hai fatto la figura di quello che parla mentre qualcuno gli dice le cose nell'auricolare. Caro studente, hai perso l'occasione di alzare il dito alla fine della lectio del paparazzinger e dire "santo padre secondo me hai detto un mare di cazzate".


Giustamente il paparazzinger, che tutto è fuorchè un babbeo sprovveduto, appena ha sentito il bordello che si stava armando ha pensato "ma col cazzo che vado lì a farmi tirare i petardi che mi macchiano la vestina bianca", e poi avrà fatto il gesto dell'ombrello in direzione della Sapienza.


Vado a preparare l'attrezzatura, mi sa che di merda ne pioverà parecchia, nei prossimi giorni.


Ah, mi sovviene questa anziana canzone...






venerdì 11 gennaio 2008

aeroportuale di gennaio







Poco prima di teletrasportarmi in aeroporto (strano, la sirenetta che in azienda prenota sempre voli ad orari da panettiere questa volta mi aveva consentito una comoda partenza da homo spensieratus, ma c'era la fregatura) ero andato ad ispezionare un box condominiale che si sta liberando.
Desidero bramosamente entrarne in possesso, ma so che sarà difficile. Dentro il piccolo locale da ventimetriquadrati, abbandonato su uno scaffale metallico, il plastico di un trenino. L'ultimo inquilino, che ancora precariamente barcollando sopravvive, non aveva figli maschi. Quindi il plastico era proprio suo, del ragioniere L. Come lo conobbi e come diventammo amici, in un momento tragicissimo, non ve lo racconto, però fu una di quelle crude azioni che diventano buonissime, perchè nessuno in certi casi ha il coraggio di dire, a chi lo vuole sapere, come andranno veramente le cose.
Arrivato in aeroporto, dopo avere rimuginato la disposizione dei miei oggetti in quel box, ho rapidamente fatto il check-in, dovendo miseramente consegnare al tubo digestivo dei bagagli da imbarcare il mio trolley nuovo nuovo, perchè a detta della signorina del banco era troppo pesante. "ma troppo pesante quanto?" ho provato a dire io "circa un chilo, ma la cabina è piena non insista" ha tagliato secco lei. Vabbè, avrò le mani libere, ho pensato.
Nel frattempo, la nebbia mattutina di Fiumicino aveva causato il ritardato arrivo dell'aeromobile su Palermo, per cui mi sono attrezzato a settanta minuti circa di ritardo.
C'erano un sacco di orientali in partenza per Bologna (chissà che giro, palermo-bologna), ad un certo punto si è appropinquata una tipa dall'aria abbastanza snob con un pechinese al traino, I giapponesi (non sono sicuro, non capisco bene i dialetti) si sono immediatamente attivati, generando un brusio degno di un migliaio di tamagochi pigolanti, Il cane si è piantato, pancia a terra, e non voleva saperne di rimettersi a camminare, Si è fatto guardare anche sotto la coda e dietro le orecchie dai curiosissimi tipi dagli occhi a mandorla, anche quando la griffata padrona, abbandonando il bon ton si è messa a imprecare in siculo stretto in direzione del quadrupede, che se n'è fottuto altamente. Quella si è dovuta abbassare-orrore!-a prendere in braccio l'animale, che si è messo a piangere. Sentirli allontanare, lei che smadonnava e lui che guaiva disperato (forse sentiva il grido forte del dna del suo paese d'origine?) è stato uno spettacolo istruttivo.
Una bambina bionda coi boccoli pneumatici ha piantato un casino terrificante al padre perchè lui assolutamente doveva consegnarle il cellulare "devo mandare un messaggio all'asilo, che mi devono aspettare" ha detto lei; siccome il padre non ne voleva sapere, perchè lumava un piccolo branco di ventenni scollacciate la bambina ha fatto scoppiare il vero bordello, sparpagliando per tutto il primo piano del "falcone-borsellino" il contenuto del suo zainetto: che era piccolo piccolo, ma pieno di un numero impressionante di cose piccole piccole. Alla fine lei ha digitato un sms (ma a tre anni i picciriddi sanno leggere?) mentre il padre raccoglieva le cose piccole piccole. Le ventenni osservavano con sussiego.
Uno, abbigliato come un manager di provincia, tipo rappresentante di trattori, aveva nel cellulare una suoneria formula uno, giro veloce e passaggio ai box. I suoi ruspanti colleghi gliela facevano suonare sempre, finchè quello ha detto "picciotti c'aviti rutti i cugghiuna, ora l'astuto" (traduzione: amici, mi state provocando un attacco acuto di gonadoclastia, adesso spengo l'apparecchio). Però non l'astutò, ed ha continuato a fare wroooom wooom zaung zaung zaung cri scriii screeek woooooo fino a che non hanno chiamato (abbiate pietà di noi) il suo volo.
Dicevo che non mi hanno fatto imbarcare il trolley nuovo nuovo misura cabina, ma quella che era in fila dietro di me, una finta giovane finta cantante rock che aveva chitarra nella custodia, uno zainetto davanti, uno zainetto di dietro, un vassoio di cannoli  (ah, il cannolo viaggiante, che strazio) e la borsa del computer l'avevano fatta passare, forse aveva minacciato la signora del check-in che si metteva a cantare mangiando i cannoli e digitando al computer seduta sugli zainetti. Le faranno mettere tutto in stiva, arrivata alla scaletta dell'aereo, ho pensato. Il seguito prova che avevo torto.
Quando finalmente hanno chiamato il volo, la tizia  della compagnia aerea xxxxxxxxx che ha staccato il pezzo della carta d'imbarco per conservarselo indossava la divisa in maniera sadomaso direi, strizzatissima che pensavo non potesse nemmeno respirare, tacco da serial killer, gonna constrictor, trucco appaltato ad un'impresa edile. Appena è stato il mio turno, le ho porto da prudente distanza il biglietto, lei ha detto "fà vedere il documento", con una posa tale che ho avuto la sensazione di sentirmi entrare la sua lingua in bocca. Solo la sensazione, mi basta, magari me la mordeva pure.
All'arrivo a Bologna, la finta giovane cantante rock vestita in stile post-atomico, ha sibilato agli inermi passeggeri in bovina attesa di essere evacuati dall'intestino dell'aereo fatemi prendere la mia chitarra dopodichè ha colpito alla testa una ventina di vittime, a me per fortuna non mi pigliò.
Durante i tre giorni modenesi in cui ci hanno guastato l'inizio dell'anno con una serie di notizie di difficile esegesi, ho capito che le cose stanno cambiando velocemente, e che la mia rapidità di comprendonio sta diminuendo, devo adottare dei correttivi. Certo, dovrei provare a fare correre di più i neuroni, ma quelli mi hanno avvisato, più di trotterellare non se ne parla.

domenica 6 gennaio 2008

magari e l'epifania


Oggi pare aprile. Una di quelle giornate siciliane in cui il sole ti ricorda che sta per arrivare la canicola, l’arrostitura della pelle, la festa del bagno a mare. Leggeri fogli di nuvole sfilacciate.

Poco traffico, anche se i negozi sono aperti, nel tentativo di adescare coloro i quali hanno ancora qualche euro nel portafoglio, e scambiarlo con una camicia a saldo (ma sarà giusto il prezzo?), con l’acquisto rimandato da un paio di mesi (quelle scarpe? Bellissime, ritornerò quando ci saranno i saldi). Come non c’è la misura? E quelle? Non vanno a saldo? Come mai? Ah, si vendono comunque, e infatti ci sono una coppia di zombies vittime dell’acquisto compulsivo che stanno digitando il codice del bancomat senza neanche respirare, con lo sguardo perso nel vuoto, all’inseguimento del prossimo acquisto.

Che è pure l’ultimo giorno di vacanza, e la lista delle buone intenzioni è rimasta intatta. Volevo fare questo e quello, e non l’ho fatto. Volevo finire quei libri che mi osservano minacciosi dalla mensola, ma non li ho sfiorati. Avevo programmato una serie di attività muscolari e motoristiche: la bicicletta è rimasta in cantina con le ruote sgonfie, e quelle curve che aspettavano solo di essere aggredite dai pneumatici della moto ancora stanno aspettando. Per non parlare di tutte quelle Imprese Ciclopiche da farsi nei Giorni di Pioggia con l’Aiuto dei Figli.

Per esempio cercare di dare un senso all’accozzaglia di cd e dvd accumulatisi senza ritegno negli angoli più improbabili della casa. Che avevo fatto un archivio elettronico, ma è fermo a tre anni fa. Le Imprese Ciclopiche possono aspettare.

Domani si ricomincia. Magari oggi pomeriggio non mi spalmo sul divano per obliterare la pennica postprandiale domenicale, magari prendo qualche iniziativa. Magari.


(monroe hodder: palermo light )

mercoledì 2 gennaio 2008

ti ricordi di me?


Antonio?

Si? Chi sei?

Ciao, ti ricordi di me?

Ehm ( comincio a soffrire di sindrome da hard disk rallentato, ma non lo voglio ammettere)

Veramente no, dimmi chi sei così evito di fare brutte figure.

Sono il 1978, e sono sicuro che ti ricordi di me.

Il 1978. Ma sei vecchio di trent’anni ormai, come pensi che possa rimettere in ordine tutto quello che ti riguarda, rianalizzare i fatti…

Ehi, ti ho solo chiesto se ti ricordi. E quei fatti te li ricorderò io. Lasciati guidare.

Vabbene, dimmi pure.

Certo: ti ricordi, fu l’anno della maturità classica, l’anno in cui B. ti disse di no, l’anno in cui perdesti completamente di vista C., l’anno in cui andasti a letto con T.

Eh, ma quante cose. Hai iniziato subito con i ricordi sgradevoli. Intanto precisiamo: B. mi disse di no, ma solo dopo che per tre anni io avevo fatto finta di non capire che lei mi voleva. Intendiamoci, secondo me non ho perso nulla, vista la fine che ha fatto B.

Non è che fai discorsi da volpe e uva?

No, caro…ma caro come? Come ti chiamo?

Chiamami settantotto, siamo in confidenza mi pare.

Ok settantotto. E’ vero che dopo che, in extremis, e da perfetto idiota, avevo fatto la dichiarazione a B.,(e lei mi disse di no, con argomentazioni da donna, però io ero un ragazzo) ma solo per evitare che si mettesse con quel sacco di patate di E., non ci ho dormito la notte. Il letto mi sembrò una graticola arroventata, e c’erano anche gli esami di maturità per il mezzo. Lo sai , settantotto che ho un credito con te, per gli esami. (a proposito di B. ed E: si sono sposati, lo sapevi? E lei, che voleva fare il medico ora è casalinga, neanche disperata, e si è orridamente invecchiata).

Io non ho nessun debito con te, dovresti rivolgerti alla fortuna, con la quale non ho nessuna relazione: quella è una buttana, va con chi le pare.

Vabbè, vabbè. Dov’eravamo? Ah, si. Per quel che riguarda B. mi pare di avere chiarito, invece è vero che non ho più nessuna notizia di C. E pensare che ero cotto. Cotto totale. Tu non sai dov’è finita?

Io sono il settantotto, non la polizia, né chi l’ha visto.

Va bene, non ti mettere con questo tono, discutiamone.

C’è poco da discutere, Antonio, C. è sparita dalla circolazione, avresti potuto chiedere ai suoi genitori, ne hai anche avuto recentemente l’occasione, ma non l’hai fatto, ecco tutto.

E’ vero, non l’ho fatto. Hai ragione tu, settantotto. Sarà che ormai sono sposato, e che non ho desiderio di rivedere C., da amico almeno.

E cosa mi racconti di T.? ci sei andato a letto, vero?

Ah, T. Che stupido che ero. Un amore epistolare, un viaggio lungo, era estate, e poi lei era così bella, ma anche così libera. Troppo libera, orfana di entrambi i genitori. E quando arrivai da lei scoprii che aveva un fidanzato: lo mise di fronte al fatto che c'ero io e se ne doveva andare. Subito  T. mi propose di dormire insieme. Già, dormire insieme. E quello feci. Mi addormentai. E non me lo perdonò. Mi comprò un lp di Peter Gabriel, appena suona here comes the flood mi si ammollano le ginocchia.

Lasciamo perdere queste storie, te la ricordi la scuola invece?

Sai, settantotto, ho spesso pensato a quel periodo, come ad un periodo in cui, nonostante quello che stava succedendo in Italia, eravamo allegri, creativi, senza il minimo senso di responsabilità. Ho pensato spesso al fatto che gli studenti, ed io ero uno studente, non prendemmo mai una posizione definita contro le brigate rosse. Anzi non prendemmo MAI posizione. Vedere il corpo di Moro nel bagagliaio della renault 4 fu un passaggio, un salto di livello, un modo atroce per farmi, per farci capire, a noi stupidi diciottenni, che la realtà era dura, molto più dura di quella che rappresentavamo nelle nostre sperimentazioni teatrali, l’autogestione a scuola, e tutto il resto.

Il film.

Il film, che coglionaggine. Pensa che l’anno scorso si sono rifatti vivi alcuni dei compagni di classe con cui l’avevo realizzato, abbiamo passato il super8 in dvd. Ora quella stupidaggine è diventata indistruttibile.

Che altro posso farti ricordare? L’inflazione al 20 per cento?

I tre papi?

Ah, si. I tre papi. Lo sai, settantotto, che  presi il treno per andare a Torino (volevo fare l’ingegnere, mi piacevano le automobili, e mio padre non mi disse di no) e studiare al Politecnico, dopo un viaggio lungo e puzzoso il locomotore si accostò ai respingenti, si fermò.

Salirono sul treno gli zii, e lo zio L. mi disse subito “c’è una buona notizia, il papa è morto”.

Settantotto, le cose non andarono come pensavo. Adesso è tutto diverso. Anch’io sono diverso, credo.

Ci sarebbero ancora molte cose da farti ricordare, ma ho da fare, devo andare a trovare gli altri, gli altri che passarono quei giorni come te.

Quelli che sono rimasti. Prima di andartene, voglio sapere se ci rivedremo, se mi farai ricordare ancora altre cose…

Beh, non so se avremo ancora l’occasione di ritrovarci, magari in un altro anno che finisce per otto.

Allora, allora arrivederci. Ma dove sei? Che anno frettoloso, già te ne sei andato. Arrivederci allora, almeno spero.