martedì 20 gennaio 2009

vado, anzi andiamo pazzi

Ora c'è un team:


autore, regista e sceneggiatore.


Si parte.


vado_pazzo_p_29678


 


 


 


La station wagon segue le curve della strada di collina. È


facile, basta seguire le indicazioni per la clinica, ha detto il


dottor Angelo F. quando l’ho chiamato l’altro ieri dal

giornale.

Il redattore capo mi aveva detto: Vacci tu, Antonio, che

hai dimestichezza con i medici. Secondo lui il fatto che io

abbia un fratello dottore mi qualifica a penetrare la psiche

di tutti i medici del mondo. Peraltro mio fratello svolge un

oscuro ruolo di funzionario al ministero, e non vede un

malato dai tempi dell’università.

Il giornale per cui lavoro, il Gazzettino della Zootecnia, mi

manda spesso a visitare allevamenti modello,

generalmente condotti da individui che, a furia di stare

vicini alle loro bestie, a un certo punto ne assumono le

fattezze. Sono curioso di conoscere questo famoso

chirurgo allevatore. Arrivo al cancello, sporgo un braccio

dal finestrino, premo il pulsante del videocitofono: Sono

Antonio M. il giornalista del Gazzettino della Zootecnia.

Subito i battenti si aprono, guidati silenziosamente da

braccia elettromeccaniche.

Il dottor Angelo F. è sul prato, seduto sotto un gazebo

bianco. Appena vede arrivare la macchina lungo il viale, si

alza e mi viene incontro.

Ci presentiamo. La sua stretta di mano è forte,

leggermente disumana. Lo guardo negli occhi e ci vedo

riflesso il prato. Vado subito al sodo: devo partire per il

weekend e vorrei andarmene presto, per scansare traffico.

Sparo subito la domanda: Dottore, mi dica di questa sua

passione.

Vado pazzo per le vacche, di tutte le razze, di tutti i colori,

che siano al pascolo o in una tiepida stalla, confortato

dalle luci basse e dal quel morbido materno odore di latte

e merda, amo le vacche, dice.

Ho acceso il piccolo registratore digitale, lui guarda

alternativamente il led lampeggiante, il prato e me.

Mi sono specializzato in America, faccio il chirurgo,

lavoro la notte, la mia segretaria lo sa, prende gli

appuntamenti per le visite e le operazioni solo dopo le 20,

fino a quell’ora non voglio essere disturbato, esistono solo

loro, le mie creature preferite, dice.

Ricordo che da piccolo chiedevo a mia madre da dove

venisse il latte, e lei mi rispondeva: ma sono le mucche

che ce lo portano, Angelo mio, e io sognavo che, durante

la notte, venisse una mucca - la mia mucca personale - a

portare la bottiglia di latte sul pianerottolo di casa.

E così ho fatto costruire la mia clinica vicino ad una

fattoria, con un grande prato intorno, in cui loro possano

pascolare, accovacciarsi a ruminare, riposare, farsi

mungere nella stalla che hanno realizzato dei tecnici

specializzati che ho fatto venire apposta dalla Svizzera: le

mie vacche non devono avere nessuno stress.

C’è chi si butta in mare per dare da mangiare agli squali,

chi sta ore e ore appollaiato su una roccia con un binocolo

in mano per guardare il volo delle aquile; io ho desideri

più semplici, mi basta trascorrere la mia mattinata nella

fattoria, guardando le mie mucche, e riempirmi di felicità

quando mi accorgo che, chiamandole con il loro nome, si

voltano, e mi salutano. Certo, mi salutano agitando la

coda, è il loro modo molto personale di dire ciao, e il mio

cuore si riempie di gioia.

Ho fatto il giro del mondo per trovare gli esemplari che mi

servivano per arricchire la mia collezione, possiedo degli

animali rarissimi, ho assunto due veterinari che me le

curano, con i migliori mangimi e tutte le attenzioni che

sono necessarie.

Angelo F. è un chirurgo di successo, il suo nome circola

negli ambienti medici come uno che sa il fatto suo, si è

costruito potere e successo lontano dal policlinico e per

questo è invidiato e temuto, e anche molto chiacchierato.

Si ferma un attimo, mi versa, senza chiedermelo, del latte

freddo, ne beve anche lui, posa il bicchiere di plastica

verde, inspira profondamente, ricomincia a parlare.

La notte, invece, opero nella mia clinica. Faccio

soprattutto chirurgia vascolare, rappezzo ferite, impianto

protesi vascolari, opero spesso pazienti che mi vengono

indirizzati dai reparti di dialisi, per loro realizzo con una

tecnica innovativa delle fistole arterovenose. Ceno alle

18,30, faccio una sauna, una buona doccia, un massaggio,

prendo le mie compresse e alle 20 sono pronto per le visite

e per la sala operatoria.

Ho un metodo mio per selezionare i pazienti, non rifiuto

nessun ammalato, e loro sanno che potranno avere il

massimo da me se si attengono al mio modo di lavorare.

I primi interventi sono quelli in cui la mia parcella è più

alta, sono riposato, concentrato, la riuscita sarà

sicuramente perfetta, e si sa, c’è chi è disposto a pagare di

più pur di avere la perfezione.

Quando le compresse iniziano a fare il loro effetto, il

sonno scompare, la mia attenzione si moltiplica, le pupille

si dilatano, i movimenti diventano veloci e non posso

tollerare che chi mi sta accanto abbia i riflessi lenti.

Così anche le assistenti al tavolo operatorio devono

prendere le compresse; un giorno una di queste stronze mi

ha accusato di drogarla, di stare rovinando la sua vita, e mi

ha denunciato al procuratore della repubblica.

Improvvisamente il suo sguardo si accende di una luce

algida, da lampada scialitica.

La stupida non sapeva che io avevo operato gratis la

madre del procuratore, e il caso è stato chiuso. Ora lavora

alla cassa del supermarket.

Io non l’ho più vista, non ci vado al supermarket, me lo ha

raccontato Samir, il cameriere.

Si ferma, per rispondere ad una chiamata al cellulare:

poche battute secche, continuando a guardare il prato. Poi:

In questi giorni il prato è bellissimo, e io mi diverto a

stendermi accanto alle mie vacche che ruminano o

riposano. È verdissimo, l’irrigazione automatica è la stessa

dei campi da golf, non bado a spese, e l’erba è sempre

pulita, perché ci pensano i pachistani o i negri a togliere

via la cacca delle mucche, a lavare subito l’erba e

spruzzare un prodotto che non la fa seccare, e quindi

chiunque può stendersi a guardare le vacche sul mio prato.

In effetti non invito quasi mai nessuno, ho scoperto che le

donne non amano le vacche, chissà forse sono gelose delle

loro grandi tette, e il latte delle donne non è così buono

come il loro.

E allora non ho bisogno d’altra compagnia, loro

muggiscono e il mio cuore si riempie di gioia.

Qualche notte fa ho operato un tizio, uno che mi ha fatto

degli assegni postdatati che poi sono risultati scoperti; era

uno degli ultimi interventi della notte, l’effetto delle

pillole stava per finire, mi è scivolato il bisturi e gli ho

reciso un’arteria, avrebbe potuto crepare ma non è morto,

la sala operatoria si è ridotta una schifezza, piena di

sangue, e ho dovuto operare gli altri nella sala numero

due, che era pulita e pronta per l’indomani. Che spreco.

D’altro canto lo sapeva bene: per gli ultimi interventi mi

faccio pagare di meno perché qualcosa potrebbe non

essere perfetta, sono umano, la stanchezza si fa sentire.

La moglie del morto di fame è venuta a minacciarmi che

mi avrebbe denunciato. Faccia pure, poco tempo fa ho

salvato la figlia del questore.

Oggi è successo un fatto spiacevole, che mi ha molto

turbato, tanto che ho detto alla segretaria di annullare tutti

gli interventi di stanotte, non sono sereno.

È successo che ho scoperto uno dei nigeriani che inveiva

ad alta voce, sicuramente diceva delle brutte parole nella

sua lingua schifosa, contro Mammina, la mia vacca

preferita, una piacentina, e ad un certo punto ha pure

tentato di darle un calcio.

È intollerabile che si comporti in questo modo dopo che

l’ho accolto alla fattoria, dopo che lo faccio dormire nel

fienile vicino la stalla, dopotutto al suo paese dormiva

sotto le stelle o sotto qualche foglia di palma; gli pago

persino uno stipendio e gli permetto di mangiare vicino

alle mie vacche.

Il suo compare ha capito che ero furioso e si è defilato

subito, invece questo negro ha avuto pure il coraggio di

dire ghe non essere vero, ghe non volere golbire

Mammina; io le bugie non le sopporto, e l’ho licenziato,

gli ho detto vattene da questa fattoria, e subito.

Lui mi ha risposto du essere bazzo. In fondo ha ragione,

sono pazzo per le vacche.


(pubblicato sul volume "Fulminati" Navarra editore 2008)

giovedì 15 gennaio 2009

A_loro report

sabato pomeriggio, intorno alle 17, la sera prendeva possesso del cielo


fine della festa


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


i quadri aspettavano di essere visti


tre ritratti


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


poi sono arrivati i visitatori


movida













hanno visto pitture su vetro,


pittura su vetro













teneri acquerelli


quattro acquerelli













grandi acrilici angosciosi


ritratto grande
















e forme di electronic art


apparecchio dentario












poi, è scesa la notte, anche sui quadri


tre ritratti notturni
















e tu, perchè non sei venuto a visitarli?


(foto di medicineman)