giovedì 19 febbraio 2015

Chianalea di Scilla

 Chianaleaea di Scilla
Cliccando sul link qui sopra si accede ad una serie di immagini, 21 per la precisone, scattate ieri in questo piccolo borgo calabrese.
A Chianalea ci sono molti gatti, e gli abitanti del luogo cercano di difendere almeno i portoni.
Ogni casa ha il suo scivolo a mare, e su ogni scivolo c'è una barca tirata in secco.
Sembra di entrare in un romanzo di Melville o di Verga, tutto sembra fermo in un passato immobile, mentre a pochi passi c'è la grande spiaggia di Scilla con gli stabilimenti balneari e i turisti.
Vale la pena di farci una gita.

domenica 15 febbraio 2015

R.i.p. Nutella

Sa cosa penso,signor Michele Ferrero? Che senza di lei il mondo sarebbe stato un luogo più triste, con meno maldipancia e minor lavoro per i dentisti. Che la Nutella è stata una di quelle invenzioni visonarie che resteranno nella storia. Sono sicuro che ne sta già spalmando una buona cucchiaiata su una fetta di pane, a chi lassù le ha aperto le porte.

venerdì 13 febbraio 2015

C'è da preoccuparsi

È un virus. Uno di quelli subdoli, che mutano velocemente e saltano di corpo in corpo lasciando conseguenze devastanti. Quello per cui uno si e uno no scrivono e pubblicano libri.
 Ieri sono andato alla presentazione di un libro: era il primogenito. Si sono scomodati giornalisti e personaggi della società civile, tutti a ridere e parlar bene di questo libro, con la giornalista bionda dai denti bianchi che continuava a chiamare capitoli i singoli racconti di questo libretto, che appunto è una raccolta di racconti brevi. Ora, se avessi tra le mani quella incosciente che ha avuto il coraggio di firmare l'editing di questo libretto, e farsi scrivere il nome in quarta la schiaffeggerei. Perché su ogni pagina avrei da ridire, e non si può leggere napal al posto di napalm e ranning al posto di running, e altre perle del genere.
Perdipiu conosco i due soci della casa editrice, uno dei due mi ha detto "non te lo posso regalare perché c'è l'altro" ed io ho detto " ma no, lo compro, sono curioso". Dovevo fidarmi di uno dei due soci della casa editrice, che appunto non me lo voleva regalare, e lasciare perdere. Ma siccome sono curioso, me lo sono comprato. Così imparo. Peraltro non ho la confidenza necessaria con l'autrice, per dirglielo che ci sono un sacco di strafalcioni, quindi non glielo dirò. O forse si, non ho nessuna mira su di lei, al limite faccio la figura della carogna, siccome è tanto che non mi esercito, mi servirà.

lunedì 9 febbraio 2015

Se sei in pensione, stai tranquillo in campagna

Se avessi dovuto spendere i soldi necessari ad acquistare il nuovo (nuovo?) lavoro dei Pink Floyd, a quest’ora non sarei tanto sereno. Probabilmente starei pensando che mi sono stati rubati dei soldi. Probabilmente . Andiamo con ordine. Un album e’una raccolta, curata e ordinata, di brani nuovi o rimasterizzati, o cover, oppure versioni live o alternate tracks. Questo “the infinite river”, disco dal nome vanamente pomposo, invece non è un album. E’un taccuino di appunti, in cui i pinkies hanno raccolto del materiale che-a loro dire- non aveva trovato posto nei dischi precedenti. Ci credo, o provo a farlo. Parliamo delle sensazioni che evoca: la prima e’di incompletezza, si percepisce chiaramente che sono tracce a cui manca qualcosa, nella maggior parte dei casi la voce, o parte di orchestrazione, e si sente. Altra sensazione e’quella di ascoltare un fantasma partorito da rifiuti del lavoro fatto su “ wish you were here”, uno dei lavori più belli dei PF, a mio avviso, un disco visionario, rivoluzionario, sperimentale, completo, bellissimo. Ma, nel 2014, i suoni che sono contenuti in “the infinite river” non possono essere definiti innovativi, non sono pop, sono suoni e atmosfere che si trovano in qualunque compilation tipo café del mar. Un disco di suoni chillout o lounge, ma senza personalità, senza beat, senza anima. Per cui vi sconsiglio di acquistarlo; ascoltarlo, per curiosità scientifica, si. E detto questo torno a battermi il petto insistendo sul fatto che sono e resto innamorato delle sonorità e delle atmosfere dei Pink Floyd, e che considero questa raccolta di appunti solo una bieca operazione commerciale organizzata dalla casa discografica per tirar su qualche palata di euro, tradendo la fiducia e le aspettative dei fruitori delle opere floydiane. Ci voleva altro, ci voleva un disco impattante come il già citato wish you were here oppure il sognante the dark side of the moon: nessuno penso si aspettasse qualcosa di epico e storicamente impattante come The Wall, ma questo The infinite river e’ proprio una delusione. E se sei in pensione e stai pensando ad altro, come collezionare costose auto d’epoca, non andare a solleticare i fans, non è onesto.

venerdì 6 febbraio 2015

Nero e meticcio

Ci sto pensando da alcuni giorni, per spiegarmi il clamore mediatico suscitato dalla prematura scomparsa di Pino Daniele, fatto che sembra avere colpito gli affetti della maggioranza del popolo italiano che ascolta musica, e non solo. Premetto che non sono un esperto di napoletanita’e che anzi, sull’argomento, ho avuto spesso confronti accesi con i miei amici e colleghi partenopei, e che non temo di essere contraddetto, anzi come sempre sono aperto a qualsiasi dibattito e contestazione. Secondo me, prima di ogni cosa, Pino Daniele ha saputo essere, anzi si è affermato come rappresentante dell’identita’ musicale napoletana moderna. Come Bruno Lauzi ( Genova per noi), Francesco Guccini (Bologna), Roberto Vecchioni ( Luci a San Siro) come pochi, anzi pochissimi altri artisti. Napule e’. Il manifesto della musica napoletana, trasversale alla Napoli popolare ed a quella della borghesia veteroborbonica, contraria all’immagine di guappo e sgarro propalata dai neomelodici ed emuli di Mario Merola, più raffinato e fruibile di tutti gli altri cantori di Vesuvio e golfo di Napoli, capoclasse di quella pattuglia( Teresa De Sio, Toni Esposito, Tullio De Piscopo, Napoli Centrale, 99 Posse, Alan Sorrenti, Saint Just, Nuova Compagnia di Canto Popolare, Edoardo Bennato e mi scuso con quelli che ho dimenticato) che negli anni settanta-ottanta ha contribuito a diffondere il sound partenopeo anche tra i più schizzinosi fruitori di musica pop. Pino Daniele, nella sua professionale ritrosia all’esposizione mediatica, e’opposto e contrario all’immagine chiassosa, casinista e stucchevole che fino alla fine degli anni settanta ha contraddistinto gli artisti suoi conterranei. I testi sono complessi, in cui si è fatto precursore di un linguaggio meticcio internazionale, fondendo napoletano, inglese, italiano, e trattano- secondo me- del male di vivere in maniera profonda, fortemente autoanalitica ma pur sempre “cantabile”. E quello che- sempre a mio contestabilissimo parere- lo rende per sempre diverso da tutti gli altri, e anche dalla maggior parte degli altri cantautori nazionali, e’la musica, mai fatta di sola melodia, rifuggente la schitarrata o il colpo di mandolino strappacuore. Un sound moderno, meticcio pure questo, ma nel senso più estetico del termine: jazz-fusion-pop, una strada mai percorsa da altri artisti italiani. Muore giovane chi è caro agli dei, fa dire Omero ad Achille, non ci consola ma trasforma in mito la parabola artistica di Pino Daniele.

domenica 1 febbraio 2015

Serata asincrona

Serata asincrona vuol dire che siamo usciti per andare a Teatro, che fortunatamente dista quindici minuti a piedi da casa nostra. Significa che siamo entrati ma la maschera ci ha fatto notare che eravamo ad uno spettacolo non compreso nel nostro abbonamento, che invece prevedeva una eccezione proprio per questo sabato. Siamo tornati a casa, ci siamo acciambellati sul divano e ci siamo sparati prima il dopo Fazio, con Gramellini che è più bravo da giornalista che non da scrittore. E poi due puntate di Gomorra la serie tv. Un prodotto asciutto, tagliente, iperrealistico, mi piace. E mi fa orrore allo stesso tempo.